martedì 9 aprile 2013

Gandhi d’Irlanda. Ed Schmidt visto (e ascoltato) da Pier Giorgio Camaioni


In Irlanda il clacson non esiste, il traffico è educato. Scorre come una musica, senza strilli. E Freedom ti fa ricordare quando guidi (a sinistra, brrr) a Kilmore Quay nelle strade del porto durante la sagra dei prodotti del mare, per raggiungere il parcheggio a picco sulla scogliera. Mescolanze misurate di suoni e voci, incomprensibili ma corroboranti, e dolci. Incroci persone che somigliano a Ed (ma senza chitarra), bambini che salutano, in mezzo a girandole di colori in dissonanza, dal fucsia al giallo cromo, dall’azzurro all’arancione all’olivastro, nel Memorial Garden…
Non c’è niente d’India in Irlanda, eppure la chitarra di Ed evoca un sitar che insiste pigro sui due accordi, o forse son due le chitarre… Sfuggono le parole, ah l’inglese, magari c’è del gaelico dentro, ma non importa.
Non c’è niente d’India in Irlanda, ma Ed vi ha trasportato l’anima del messaggio di Gandhi, la sua politica di vita. Un’invenzione che ti scuote, quel mitra a tracolla. La non-violenza è nella musica d’acquarello, che approfondisce i pensieri e incita azioni fresche, incontaminate, coerenti; nei ritmi dondolanti di ballata (talvolta sanglots de l’automne) alle periferie del jazz; nelle delicatezze di Van Gogh che descrivono i territori dell’aria e del sogno, che ti cullano e ti accompagnano nelle brughiere affacciate sull’Atlantico, anche se stai al concerto nel geometrico Breaklive di Ascoli a fianco della Citroen…
Non c’è niente d’India in Irlanda, dicevo, però Ed con le sue “canzoni” ti ci fa pensare: i suoi pensieri spregiudicati profondi e poetici come pratiche di utopie, la sua esigenza di libertà d’artista, la sua rassicurante Art of Rebellion d’atmosfera… Ah l’inglese, magari c’è pure del gaelico. Ma è tutto chiaro lo stesso.

Pier Giorgio Camaioni

Nessun commento:

Posta un commento