Anche
quest’anno il ruspante Club Velico “Amici del mare” gli ha
prestato quei quattro metri quadri di sabbia, così lui vi ha
ripiazzato, riveduta e aggiornata, la sua buffa stupefacente e un po’
naif installazione idraulica rotante a km zero e a costo zero. Chissà
quanto ingegno e quanto tempo però ci ha prodigato. Eppure Giuliano
non è discendente di Leonardo da Vinci, neanche gli somiglia, non
appare con scenografici lunghi capelli e barba, non è figlio di
notaio, non ha mai cercato incarichi papali (anche se da ‘ste parti
bazzicarono Sisto V e Alessandro III), non ha vissuto a Milano e
Firenze, né dimorato nei castelli reali di Francia. Fa pure le ferie
qua, lui…
Non
gli ho chiesto se questa sua “opera” sia unica, o l’ultima di
una produzione ideata per restituire al Comune i sacchi gialli e
azzurri delle varie raccolte differenziate, tenendosi solo quelli
marron dell’umido. Sicuramente, i materiali, gli ingredienti, li ha
trovati dentro casa e raccolti dagli amici o per strada, mica li ha
comprati. Materie prime seconde (o terze, o quarte…) non solo
rielaborate e assemblate con creatività da bravo artista, ma
analizzate ed esplorate nel loro intimo per trasformarle in una
creatura che non c’è, quasi viva, che si muove senza pensieri, che
volteggia e “lavora” con agilità e quasi senza consumo di
energia, ma che talvolta ansima fatica e si stufa. Quasi si ribella.
Te ne accorgi quando i palloncini di acqua saponata non si spingono
verso ovest con la consueta regolarità e allegria; quando la ventina
di barattoli dei due “mulini” non raccolgono tutta l’acqua
calcolata; quando i tre acciaccati cerchi di bicicletta dimostrano di
essere più che vecchi; quando sulla ruota dentata centrale di
incerta derivazione la catena soffre per l’accumulo di ruggine
salsedine e sabbia; quando le consunte cime nautiche di trasmissione
si stancano e non riescono più a trasmettere il moto con il rigore
necessario; quando la palletta spugnosa indugia troppo nella spirale
opponendosi alla forza di gravità; quando i pendoli e i contrappesi
lavorano svogliati; quando perfino il caro Pinocchio seduto (creato
davvero con l’accetta) fa le smorfie perché ha il mal di schiena e
forse l’artrite…
Giuliano
non ha costruito un giocattolo, un orologio, e neanche il solito
robot. Non ha “solo” inventato un marchingegno secondo le leggi
della geometria, della dinamica, della meccanica dei fluidi e dei
vasi comunicanti. Ci aveva già pensato Leonardo. Non ha copiato le
complicatissime sculture in movimento del parco di Stoccolma, mica
aveva voglia di mettersi in mostra, né di accattar turisti intontiti
dal sole. Lui neanche si firma. Lui ha l’animo del poeta-meccanico,
infatti anziché la penna adopera pinza giravite sega mola martello
trapano; nuota tra viti bulloni e avanzi ferrosi; seleziona materiali
gommosi e plastici; consuma fondi di barattoli di vernice per barche
di qualsiasi colore che gli altri buttano; raccoglie grandi cortecce
di pini per “mascherare” quello che potrebbe apparire brutto. Ha
il rigore del progettista senza la noia. La bravura senza l’applauso.
L’amore per gli oggetti persi. L’innocente manìa del risparmio e
del riuso. La nostalgia dei vecchi lavori. E l’istinto ecologista.
Quintali di sensibilità rare.
Comunque,
se per caso ce l’avessi, farei controllare solo a lui il mio ROLEX…
Pier Giorgio Camaioni
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