giovedì 22 novembre 2018

“Non ci resta che piangere”

Siamo nel duemiladiciottoquasiduemiladiciannove e non nel millequattrocentoquasimillecinquecento, e San Benedetto non è Frittole.

Eppure non ci resta che piangere, alla vista dei salici piangenti appena giustiziati sulla pubblica piazza davanti alla chiesa.

      Del più grande e bello - che ha sempre pianto, come da contratto, e pure con convinzione - i cui lunghi rami con foglie a punta verdi o gialle si curvavano fino a terra e i bambini ci giocavano a nascondino, ora resta solo un moncone di tronco (circa 70 cm. di circonferenza) ancora umido di lacrime. 

Dice il medico del Comune che non è certo Leonardo da Vinci che soffriva di malattia incurabile (mah). Come pure gli altri, di cui non allego le foto per non inumidire ancor di più gli occhi.

        Sembra quasi di vedere lì intorno lugubri figuri in mantello nero a cavallo: ma in questa città cannibale cè davvero una fatwa che stermina gli alberi a velocità elettrodomestica. Non solo i pini, vittime favorite di questa ed altre amministrazioni di scellerata incurabile miopia. Adesso pure i salici piangenti. E non siamo nel 1492, dicevo.

        In questa parte di città cerano solo quei salici piangenti che, pur se solitari e piantati lì per caso, per ignoranza, per moda, ingentilivano un po lorrido paesaggio urbano, lo squallore  di un quartiere disfatto, trafitto dalla fredda luce di giganti chiodi metallizzati e storti (erano i soli che ridevano mentre con fascistica rapidità segavano i salici piangenti). 

        In questo vuoto intersociale che è San Benedetto sembra prevalga un cupio dissolvi, un desiderio di rovina che esala soprattutto, come un vapore mefitico, da ridicole assemblee di uomini inutili, insieme alla lurida ansia di demolire anche i ricordi [Ballarin], al gusto di vincere nellignoranza, alla prepotenza di affilar coltelli - e seghe - in continue devastanti prove muscolari.

        Oggi il risultato è che non abbiamo più i nostri bei salici piangenti. Ma nella chiesa di San Giuseppe lì presso, immutati incalzeranno funerali comunioni cresime e matrimoni, e nessuno tra genuflessioni e meaculpa e litanie verserà una lacrima per quei salici uccisi.

        Dunque, con gli occhi impastati di cemento e traffico*, davvero non ci resta che piangere. Malgrado Benigni e Troisi.

(*E. Jannacci)

PGC - 22 novembre 2018 


martedì 20 novembre 2018

Sicurezza un corno!

       Dalla stampa locale: Il Comune di Ripatransone, in quanto aggiudicatario del Bando di Sicurezza del Ministero dellInterno (a firma Minniti!) per linstallazione di telecamere di videosorveglianza, riceverà 50.000 euro con la compartecipazione del 30%. Non è chiaro se il Comune spenderà il 30% di 50.000 erogati dallo Stato - dunque solo 15.000 dei suoi - o se 50.000 è la compartecipazione statale per il 30% della spesa totale, che sarebbe ben diverso Ho chiesto in giro, anche agli addetti ai lavori, il dubbio resta.

Comunque sia: sindaco Lucciarini esulta. “…Chiaro segnale della direzione positiva che sta assumendo la nostra azione di governo della città (sic) per assorbire le esigenze in essere (sic) telecamere di sorveglianza strumento strategico per la tutela del bisogno di sicurezza espresso dalla nostra comunità (sic)…”

 Sindaco, ma come parli, cosè questo linguaggio da verbale di Questura?... Ma soprattutto: davvero pensi che Ripa - Ripa! - debba  contrastare fenomeni di criminalità diffusa? (la condizione, appunto, per avere la regalia di 50.000 euro). 

       Qui non ci sono bande armate scorrazzanti per il paese, non ci sono sparatorie, inseguimenti, rapine, scippi, non si vende droga al bar o in chiesa, niente assalti a banche e diligenze, spaccate alle goiellerie, rapimenti di suore, roghi di pullman Abbiamo al massimo i soliti maruoli, che non mancano mai. Più qualche cinghiale dai modi poco urbani, ma già gli sparano  

Sembrano, dico sembrano, inoperosi gli stessi Carabinieri della locale Stazione - a  parte le quasi amichevoli palettate per controlli in Valtesino - e se gli telefoni per unurgenza risponde San Benedetto, campa cavallo.

       Insomma: non siamo in emergenza, non siamo allo Stato di Polizia, Ripa non è Chicago anni 20 né Roma/San Lorenzo né Napoli dei Quartieri Spagnoli 

È assurdo, oltre che irresponsabile ed eticamente riprovevole, allarmare i cittadini con lossessione della Sicurezza, cavalcata a manetta e strumentalmente - come vediamo ogni giorno - da certi governanti in odore di fascismo.

       E poi: non è che siamo arretrati, qui a Ripa, qualche telecamera cè già, ci sono quelle delle Banche, della Posta e non pare che stiano continuamente a sbobinare i tremolanti filmati per scoprire chissà chi.

       Le Sicurezze di cui i Ripani hanno necessità sono di altro genere e di ben più pratico livello. Per esempio, le strisce bianche (o gialle) sulle strade per combattere la nebbia che qui cè sempre. Costano poco (difficile far la cresta), sono facili da disegnare. È stato detto chiesto e scritto più volte, allex sindaco, allex Presidente della Provincia (che è pure di Ripa). Neanche una risposta. Maleducati. 

       Così arriva un altro inverno e stiamo peggio di prima per colpa di chi amministra: che dovrebbe con coraggio rifiutare quei 50.000 da dilapidare in telecamere inutili, regalati da uno Stato che gioca sulle psicosi collettive e sulla supina accettazione da parte dei poteri locali di una politica tanto muscolare quanto inefficace; e dovrebbe invece saggiamente spenderne almeno 15.000 in vernice (li spenderebbe comunque, se non di più, in telecamere) per evitare disagi, pericoli e qualche incidente ai suoi sudditi.


 PGC - 20 novembre 2018