venerdì 20 dicembre 2019

Un sambenedettese tra i sammarinesi: un anno di "pubblica utilità"

Con il caldo tornato in questo fine anno, con i molti casi di crisi che non lasciano ben sperare, la sempre più agguerrita civiltà affaristica-imprenditoriale italiana ritrovatasi con il camice a strisce, la politica nostrana che fa girare la testa per le giravolte esibite con nonchalance, lo strazio che sta attraversando il nostro pianeta, c'è, e ci deve sempre essere uno 'spazietto' da ritagliarsi per sopravvivere e darci un senso. Il posticino che ci fa ancora esprimere ciò che amiamo… il nostro saper fare. Non è molto, ma neanche pochissimo.

Qui la mia raccolta visiva dell'intero anno (che sta per andarsene ma che vorrei trattenere più a lungo) delle 13 campagne di prevenzione e cura della salute per la Repubblica di San Marino - Segreteria di Stato Sanità e Sicurezza Sociale. Le Campagne sammarinesi, sostenute tutte da l'OMS (WHO in inglese), fanno parte integrante del programma di 194 Stati, che mettono in primo piano, come da costituzione, il raggiungimento del più alto livello possibile di salute della popolazione mondiale. 

Da parte mia è stato un anno speso in conoscenza e cura del linguaggio visivo (unita ai proficui rapporti di collaborazione), grazie all'amico Gabriele Geminiani e la sua associazione Fuorigioco Network che mi hanno messo in contatto con il personale istituzionale della Repubblica stessa. Mesi a interpretare in sintesi cosa serva per convincere (e convincermi) di fare prevenzione per la salute e come affrontare la malattia, attraverso l'uso oculato di immagini e brevi ma significativi testi. 

Niente si può dare per scontato sulla capacità del nostro fisico di restare sano, quasi come se il dono fosse dato per sempre. La nostra vulnerabilità è una costante come la legge di gravità, e l'uso e l'abuso delle nostre capacità fisiche sono delle mine poste lungo il percorso.
Per me, che sono quasi un fatalista, è stata una vera lezione. Spero resti qualche traccia nel mio presente come nel futuro…

Non è scontato che il prossimo 2020 mi ritroverà impegnato in questo progetto di 'pubblica utilità', ma i commenti ricevuti lasciano ben sperare.

Francesco Del Zompo - 20 dicembre 2019



venerdì 1 novembre 2019

Silvano non suona più

Tra noi, era quello che più amava la musica. Ma la suonava di meno.
Lui la “cantava”, dentro.


Quando lo guardavi pensieroso (e forse lui non ti vedeva), sta’ sicuro che aveva un motivo in testa, spesso ripetitivo, che ripassava in continuazione, arrangiandolo alla sua maniera, smontandolo, rimontandolo, arricchendolo di note nuove, per noi misteriose.


Da ragazzo, con noi formò i Leaders, poi studiò e insegnò musica, a Ripa fu maestro di banda, nel suo defilato affettuoso negozio vendette chitarre, clarinetti, sax, piani, batterie, spartiti, mute di corde…


Ci si ritrovava, ogni tanto. Tra noi, suonare significava parlare. Impacciati magari, non ricordando bene motivi e accordi, provando, riprovando…


In ultimo, da solo, chissà cosa cantava. Ma sembrava sereno.


Noi speriamo così.
                                           
       
1 novembre 2019                   Gli amici di musica




mercoledì 30 ottobre 2019

La STASI* nel Piceno

*Staatssicherheitsdienst:  Polizia Segreta di Stato dellex DDR  La principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca.

        

       Dovevamo saperlo, che prima o poi la sindrome da sicurezza (Sicurezzite, nel linguaggio specialistico delle neuroscienze) avrebbe partorito il mostro.

       Lhanno partorito - senza una doglia né una contrazione - tre geniali sindaci del Piceno (Grottammare, Cupra, San Benedetto: i tre "P" dellavemaria, rispettivamente Piergallini, Piersimoni, Piunti), più la Prefetta di Ascoli. Sorriso da primi della classe nella foto di gruppo, con la penna in mano (!) come quando andavamo alle elementari, con dietro i maestri, pardon, i vertici delle Forze dellOrdine in posa pettoruta, e, sotto, la velinona istituzionale del 29/10 che la stampa locale si è scapicollata a pubblicare senza - va da sé - un sussulto di critica-dubbio-perplessità, né uno sbigottito possibile-che-sia-vero?... (È la stampa locale, bellezza).

       Vero lo è, il comunicato dei faccioni sorridenti con la penna in mano non lascia dubbi. 

Lideona, che presto sarà concretamente realizzata, prevede il coinvolgimento dei cittadini in attività di osservazione della propria zona di residenza per prevenire reati e valorizzare forme diffuse di controllo sociale 

Passaggio clou: listituzione di GRUPPI DI VICINATO(sic) che dovranno - udite udite - limitarsi a riferire le informazioni di interesse per le Forze di Polizia

(Ci ricorda qualcosa?)

       I Gruppi di vicinato - difficile dire se la definizione sia più comica o più sinistra, ma si può optare per un pareggio - avranno compiti di controllo del vicinato (sic) e dovranno limitarsi (bontà loro) a riferire le informazioni di interesse per le Forze di Polizia.

       Nellex DDR si chiamavano cittadini della pace - Kundschafter des Friedens - i benemeriti che facevano gli spioni presso la STASI; qui da noi tempo fa si chiamarono RONDE i gruppi di cittadini di marca fascioleghista pronti a menar le mani se la sicurezza lo richiedeva; poi anche quelle si sgonfiarono, le ronde rimasero disoccupate e restarono comunque i Vigili Urbani a inseguire con eroico sprezzo del pericolo i feroci vucumpra sulle spiagge di San Benedetto-Grottammare-Cupra  (in ordine di apparizione sulla traiettoria sud-nord).

     Oggi finalmente, con listituzione dei Gruppi di vicinato (che Salvini se lo sa ci resta secco per linvidia) tutti saremo più sicuri: ciascun cittadino saprà di poter essere spiato, controllato, se necessario pedinato dal proprio vicino (ci ricorda qualcosa?) e sarà perciò indotto a comportamenti onesti, disciplinati, cristallini; ciascuno, incontrando il proprio vicino, si scappellerà ossequioso, hai visto mai che sia “uno di quelli”… e se ne gioverà larmonia generale. Ciascuno inoltre potrà farsi parte attiva del progetto e, riscontrando comportamenti sospetti nel vicino, fare una sacrosanta spiata alla STASI, pardon alle autorità locali. 

       Insomma, grazie al genio dei sindaci locali e delle autorità preposte - la brava Prefetta auspica che altri Comuni si aggiungano  - dora in poi dormiremo fra due guanciali: gli spioni, gli spiati, la città intera e tutto il cucuzzaro. 

E la sicurezzite celebrerà finalmente i suoi trionfi.

       Però un po sono preoccupata: se mai, colpevolmente trasgredendo la severa dieta  ipocalorica, dovessi appartarmi per sgranocchiare in segreto una libidinosa barretta al cioccolato, potrebbe il mio atteggiamento indurre in sospetto un occhiuto vicino, ed essere io da questi zelantemente segnalata alla STASI, pardon alle autorità locali? Mumble mumble


Sara Di Giuseppe - 30 ottobre 2019 



venerdì 4 ottobre 2019

“LA NOSTRA CASA È IN FIAMME”, costruiamone ancora!

La variante REMER si farà: Un borgo naturalistico di 80 appartamenti immerso nella natura della Riserva Sentina. “Più di 3 milioni per le casse comunali.

 LA NOSTRA CASA È IN FIAMME, costruiamone ancora!

     La scena a San Benedetto cambia ancora ma è sempre uguale: mattoni, asfalto ferro e cemento. Palazzi, Residence, Centri Commerciali. E case su case su case, con ingordigia. Insultando la lingua italiana, ora li chiamano borghi

    Un borgo alla Sentina ci mancava. E come non costruirlo, quando è proprio sullaspetto naturalistico che puntano i privati in quanto negli ultimi anni sarebbe cresciuta la domanda per siti immersi nella natura…”. Quindi cosa fanno gli architetti? Propongono progettano e firmano gli orrori che vedete. E cosa fa il Comune? Concede col sorriso e passa allincasso, 3 milioni e rotti, altro che “edilizia sociale. E la rimpicciolita Sentina, che si restringe e intristisce sempre più? Zitta, si capisce. Avrà solo molta più gente che farà intorno pipì, più auto, più scooter, più rumori, più soldi, più turisti stupidi.

      E lambiente, la natura? Linquinamento? Le polveri? I rumori? 
La ci-o-due

Eddài! Eddài, tranquilli, ovvio che sarà tutto in regola, mica siamo banditi

     E poi senti lultima, questa gli è sfuggita, al Corriere Adriatico: il super-attico di questo borgo così ecologico, quello con vista sui laghetti della Sentina, lha comprato GRETA THUNBERG (anche la sua casa è in fiamme).

     Nota importante: in questo pezzo alcune notizie sono vere, altre false. Al lettore il compito di distinguerle. Se non ce la fa pazienza. Potrà sempre fare il giornalista o il politico.


PGC - 4 ottobre 2019



sabato 21 settembre 2019

La Tragedia di Adelchi

Conosceva la sua Palazzina Azzurra come nessuno.

Ogni particolare edilizio. E ogni palma, ogni cespuglio, ogni fiore, quasi ogni filo derba del giardino. Mi chiamò disperato, quando tagliarono il grande pino. Quante volte ispezionava preoccupato il malandato mosaico della ex pista da ballo: metteva le tessere che si staccavano in tre sacchetti  tre toni dazzurro  tante volte mandassero qualcuno a ripararla (Macchè)

Teneva a bada gli espositori, gli artisti, i musicisti, gli assessori, i politici e il pubblico maleducato con la stessa intransigenza: attenti, la Palazzina è fragile, si rompe!

Una mattina lo trovai arrampicato su una sedia di plastica che lucidava con cura il plexiglass della scultura VALE & TINO di Marco Lodola: che poesia, sembrava ballasse con loro

ADELCHI non era solo lo storico custode della Palazzina Azzurra, era proprio una sua parte. Era, soprattutto, un testimone scrupoloso, che si studiava  attento e a modo suo  ogni artista. Poi me lo raccontava, a modo suo.

Quando andò in pensione la Palazzina ci restò male, come orfana. ADELCHI adesso la guardava da lontano, ci passava davanti in bicicletta, chissà se ci entrò più. Io non riuscii a (ri)portarcelo mai.

Ma le vite della Palazzina e di ADELCHI continuavano parallele, il loro distacco non era una tragedia. Si amavano lo stesso.

La Tragedia è adesso.


19 settembre 2019                  Giorgio



giovedì 5 settembre 2019

Quasi quasi mi faccio un incendio

        Devesserci un piromane seriale che imperversa nelle campagne di Cupra-Grottammare-Ripa, ma nessuno lo prende. Sembra agire indisturbato, con la massima libertà e a colpo sicuro. Quando in TV non cè la partita o qualche altra scemenza che adora, lui per non annoiarsi guarda in aria, strabuzza gli occhi come i coatti di Carlo Verdone in “Un sacco bello - e trova lispirazione Quasi quasi mi faccio un incendio. Due passi nei paraggi (a piedi, in macchina, in motorino), accende e torna. Poi si gode gratis lo spettacolo di sirene - autobotti - pompieri - elicotteri - canadair - tivù 

       Nessuno mai lo beccherà, se la sequenza dei fatti è questa. E lo è. Senza alcuna efficace attività di prevenzione, lui può continuare tranquillo [a meno che non si dia fuoco da solo], invece noi ci rimettiamo i boschi. 

      Sui giornali la notizia non fa più notizia: le solite veline inzeppate di dati tecnici senza senso per chi legge, diramate con dispiacere precotto misto ad orgoglio: le fiamme, dopo ics ore, sono state domate con sprezzo del pericolo bla bla bla intervento di squadre di Vigili del Fuoco da ogni dove. Costi altissimi per niente: dopodomani, vicinissimo, capiterà un altro incendio. Doloso.

        Eppure qualcosa si potrebbe e dovrebbe fare per proteggere davvero questi nostri territori circoscritti, pure mediamente urbanizzati, e arrestare il piromane pazzo (se è pazzo). Non siamo in Amazzonia.

        La butto là: perché non utilizzare i DRONI? Penso a una decina di droni semi-professionali, del costo di poche migliaia di euro, da tenere permanentemente in funzione (in volo) nei mesi degli incendi. Da una quota di circa 500 metri, coprirebbero palmo palmo tutto il territorio rivelando allistante qualsiasi movimento o azione sospetta ad ununità operativa della Questura la quale, prima che il piromane seriale agisca, invierebbe i gendarmi a catturarlo come un cinghiale.  Della sua losca condotta avrebbe prove certe.

      Invece di continuare letteralmente a buttare acqua sul fuoco - con enorme dispendio di uomini e mezzi - quando gli incendi già fanno il loro sporco lavoro, non sarebbe almeno da tentarla, unoperazione chirurgica preventiva come questa?

      A meno che - guarda che vado a pensare! - gli incendi non siano un appetitoso affare per qualcuno o per molti, e allora è tutta unaltra storia, e appena un dettaglio far finta di spegnerli.


PGC - 5 settembre 2019 


lunedì 5 agosto 2019

A Selvaggia Lucarelli

Rif.  E i fratini a rischio estinzione vanno tutti al tour di Jovanotti 
(Selvaggia Lucarelli) IL FATTO QUOTIDIANO, 4.8.19, pag.17


Cara Selvaggia (giuro, è vero) ti scrivo

            Sono un fratino che va ai concerti di Jovanotti. Specie destate non me ne perdo uno, Jovanotti mi piace da morire. Sono stato ai suoi Jova Party in Val Pusteria, Cerveteri, Rimini, Castel Volturno, Roccella Jonica Volevo portarci altri fratini, gli amici bucaneve, camosci, marmotte, cappellacce, beccamoschini, e magari pure Reinhold Messner, ma loro non hanno mai voluto.

Preferiscono il silenzio, laria pulita, la tranquillità bah, non li capisco.

          Ieri al Lido di Fermo è stato bellissimo. Ho cantato, mangiato, bevuto, ballato fino allo sfinimento con 30  40.000 scalmanati. Fino allalba. Oddio, finito il party era un macello, è rimasto un campo di battaglia proprio da selvaggi (tu ti saresti trovata bene), ma chi se ne frega, io ho le ali!

Sbagliato, cazzo, ho i sandali, sono un fratino in estinzione.

Non mi resta che pregare.


PGC (Giorgio Camaioni) - 4 agosto 2019 


venerdì 12 luglio 2019

Lavorare lavorare lavorare preferisco la prua della Geneviéve

 LAVORARE

LAVORARE

PREFERISCO

LA PRUA DELLA

GENEVIÈVE



             Caro Ugo ti scrivo così ti informo un po.

        Succede che stanno oscurando la tua Scultura di Parole, che da anni fa bella mostra allinizio del lungomare di San Benedetto.

 Tu sai che purtroppo non è stata mai digerita da una buona fascia (destrorsa) di sambenedettesi cosiddetti doc. Beh, ora questa gente governa. Quindi, quello che non gli riuscì con scomposte proteste e perfino con una fallita raccolta di firme - per smontarla, sbatterla chissà dove o volgarmente rispedirtela a Torino - lo mettono in pratica oggi. Perché sono maggioranza? Perché non esiste lopposizione? Perché manca anche lombra di un civile contrasto? Perché non gliene frega niente a nessuno? Non so, scegli tu. 

        Come te la massacrano la tua LAVORARE LAVORARE LAVORARE PREFERISCO IL RUMORE DEL MAREMa con lArrrte (come la intendono loro), sono furbi e spregiudicati questi. Gli piazzano subito dietro - a mo di sfondo - labusiva prua della Geneviève, un rottame dellultimo peschereccio atlantico innalzato erroneamente a simbolo della compianta marineria locale. Il Monumento più importante della città sarà un invadente pezzo di ferro restaurato a caro prezzo.

        Non ho niente contro quella povera (brutta) prua, figurati. Anzi, nel mio piccolo, avevo fatto varie proposte alternative (più creative che banali) riguardo alla sua collocazione, sempre rifuggendo il solito decadente orgoglio marinaro o il retorico municipalistico gigantismo. Ma adesso è come se di fianco al Colosseo mettessero su un piedistallo il muso arrugginito o riverniciato di una Balilla; come se, in un museo, accanto a un quadro di Braque appendessero la crosta di un pittore marchigiano; come se ai piedi di una statua greca allungassero un mercato di scarpe civitanovesi

        Questo volevo dirti. Magari per lincazzatura ti salta luzzolo di affittare un TIR per venire a riprenderti la tua LAVORARE. Sta tranquillo che qua sarebbero contenti, non capirebbero neanche la vergogna, lo smacco, la patente dignoranza che li avvongolerebbe.

        È San Benedetto, bellezza!

Saluti           PGC

26 giugno 2019



sabato 8 giugno 2019

Il Paese dei tarocchi

Dalle nostre parti gli aerei ne passano di tanto in tanto e appena si vedono, lasciando scie più o meno 'bianche' sfilacciandosi per decine di minuti. Ci fanno alzare il naso e magari sognare per un viaggio che mai sarà. Più facilmente passano elicotteri o canadair in caso di incendi vicini alla costa. Per questo in estate c'è sicuramente più traffico sopra le nostre teste. 
Oggi e domani, udite udite, vedremo delle scie Tricolori... Uau! Così la costa sbennese si popolerà di smartphone flescianti, telecamere portatili, tutti attrezzati con bastoni per selfie, binocoli, monocoli, cicli, tricicli e monopattini per seguire il color patrio. L'Amministrazione felice e contenta di aver risvegliato l'amor patrio (per mascherare la propria insipienza), saluta e ringrazia con qualche decina di migliaia di euro della comunità la medagliata Pattuglia Acrobatica. L'ennesima occasione per imbottire di militarismo i molti astanti, con performance di parà, idrovolanti e mongolfiere nel paese dei tarocchi.

Francesco dZ - 8 giugno 2019


domenica 19 maggio 2019

[PICCOLO DECALOGO DI RESISTENZA CIVILE]

        a Matte, se trovi uno di questi striscioni che fai, mi arresti?



  1     MATTO DA LEGARE


  2     CHI LEGA non MANGIA LE MELE


  3     FESSO CHI LEGA


  4     LA FELPA NON E ELEGANTE


  5     LE STELLE NON HANNO LEGAMI


  6     LEGALMENTE ME NE FREGO


  7     MI FANNO MALE I LEGAMENTI


  8     CON TE NON FACCIO LEGA


  9     LEGATI (almeno) LA LINGUA 


10     LA LEGA E UN EX VOTO



PGC - 18 maggio 2019


giovedì 9 maggio 2019

- Meglio castrato o cotoletta? -

Quando non si hanno idee si creano slogan per dementi

Non c'è che dire, Matteo il truce ci sa fare. Lanciare sempre il sasso oltre l'ostacolo, non il cuore come qualcuno sarebbe tentato a pensare. Distrarre a cerchi concentrici, stupire, alzare polveroni, dare l'impressione che ogni idea da lui proposta è più importante di quanto si pensi. Vitale, inderogabile, come direbbe il sempre green dal testone stagliato e spiccante su fondo nero. Daresoluzioni rapide, veloci, cotte e mangiate da assimilare velocemente.

Una volta si raccoglievano firme per petizioni o referendum. Si parlava di divorzio, giustizia, aborto, nucleare, droghe, obiezione di coscienza, magistratura, finanziamento pubblico ai partiti, procreazione assistita, sulle trivelle in Adriatico etc. etc. L'ultimo, in ordine di tempo e forse anche in termini assoluti, visto la sconfitta della sinistra ex-governativa, è quello del 4 dicembre 2016 sulla riforma costituzionale.
Non c'è che dire, proprio un bel salto: la proposta di legge per la castrazione chimica da aggiungere alla galera per stupratori e pedofili. Ma non sarebbe meglio la cotoletta del 'castrato'? Magari più economica, non bisognosa di 'chimica'.
Domanda fatta dal sottoscritto al presidio sambese-leghista:
          Perché non richiedete anche la firma per la lobotomia? 
Dopo uno sguardo assente e/o sorpreso del banchettaro neoleghista fresco di nomina, ripeto:
          Bisognerebbe aggiungere la lobotomia se nel caso non funzioni la castrazione chimica. Dovete dirlo a Salvini… e che cavolo! (a proposito di castrazione).
Questa lega slegata, senza lacci e laccioli, irrefrenabile, posta nella trinacria governativa campana-pugliese-lombarda, ci porterà, se non già, nella sstoria con le due esse minuscole e destrorzamente sibilanti, fatta di stoltezza, violenza e cinismo.

Francesco Del Zompo - Sben, domenica 5 maggio 2019

lunedì 6 maggio 2019

Nureyev al clarinetto

MUSICAUNA  Tributo a JOBIM

Gabriele Mirabassi [clarinetto] e FORM [Orchestra Filarmonica Marchigiana]

Trombone, Arr. e Dir. Orch. Massimo Morganti
Chitarra G. Bianchini
Contrabbasso G. Pesaresi
Batteria B. Marcozzi

MACERATA - Teatro Lauro Rossi     2 maggio 2019  ore 21


        Saranno state allinizio le astratte atmosfere impressionistiche alla Debussy di Saudade do Brasil (solo orchestrale), poi leleganza dei ritmi morbidi di Tempo do mar con la chitarra acustica, a far sì che, arrivati a Desafinado, io abbia associato Mirabassi allimmenso Nureyev. Senza offesa per entrambi. 

        Perché lui è cobra-Mirabassicosì lo apostrofò icasticamente Valerio Colzani 5 anni fa, al Teatro del Pavone di Perugia, per quel suo contorcersi e avvilupparsi su se stesso nel suonare; e perché anche stasera danza intorno al clarinetto mentre ne tira fuori quei suoni solo suoi, magici e impossibili quanto unelevazione verticale di Nureyev. Poi, Nureyev e Jobim erano contemporanei e si conoscevano. E quante volte il russo che era la danza stessa, deve aver danzato Laprés-midi dun faune che Debussy compose proprio per i Ballets russes. Daccordo: forse Nureyev non sapeva suonare il clarinetto

        Con quel Desafinado il concerto poteva anche finire: limprevedibile inizio pensante di tromba con i minimalisti chitarra-contrabbasso-batteria dellensemble-Mirabassi al ritmo scarno di bossanova lenta (alla Arbore); quindi il clarinetto-Mirabassi che esitante savvia sulle tracce della tromba (ma sotto di unottava - mi pare - e parecchio più calmo rispetto alle Desafinado che conosciamo); a seguire, lo scoppiettante trombone-jazz quasi solista del direttore Morganti. 

La FORM dietro, a tessere atmosfere calde e distese di un Brasile amico ma impenetrabile, come una foresta in ebollizione. Ma quando poi lorchestra vira impercettibile su un simil 3/4, Mirabassi tinventa tuttun altro Desafinado, il suo: fresca cascata di note trasparenti e velocissime, e “danzante: lui che suona su un piede come una gru, o surfando come su una tavola sul Rio Negro, o simulando arrampicate, salti, sospensioni sempre battendo precipitosamente il tempo sul palco a sottolineare atavici legami dAfrica. 

       Acrobazie al ralenti, senza angoli. Ad ogni guizzo, ad ogni sbang di scarpa-che-atterra, timmagini uccelli del paradiso volare spaventati, animali esotici inseguirsi chiamandosi sopra e sotto gli alberi, impressionanti scrosci dacqua, carnevali infiniti che sfilano al ritmo di samba Ma senza confusione. Desafinado movimentato e leggero, impressionistico, dai colori apparenti ma vibranti. La scelta orchestra pare quella di Paolo Conte, creativa e sicura, senza ansia. Anche lei ammirata e divertita da Mirabassi, magari anche a qualche musicista sarà venuto in mente Nureyev

        Beh, il nostro Mirabassi da Perugia, né agile né asciutto né volante né russo, che veste sempre superclassico anni 70 ampio e scuro (altro che bianco), che neanche el purta i scarp de tennis, mi evoca il grande Nureyev proprio perchè nellaspetto è soavemente il suo contrario, ma la sua musica movimentata scorre inarrestabile unica miracolosa e sublime come la danza di Nureyev.

        Tutto così il concerto. Quale miglior tributo ad Antônio Carlos Jobim inventore della bossanova sinonimo di Brasile. Non come il samba, che sembra la cosa più tropicale che cè ma è nato a Casarsa, nel nostro Polesine, ci svela sottovoce Mirabassi in una breve divertente ma colta e profondissima conferenza sulla musica di stasera, tra A felicidadeChovendo na roseira, Correnteza  Eu sei que vou te amar, Você vai ver  Sempre Nureyev al clarinetto, anche al bis.


PGC - 6 maggio 2019

sabato 16 marzo 2019

“CLIMA CIAO”

     Tempi bui per il clima. Come da un po di tempo per BELLA CIAO, a San Benedetto del Tronto proibita perfino il 25 Aprile. Succede anche in altri posti.

    Tuttavia è bello oggi sentirla cantare in allegria, la veneranda e sempre giovane canzone di lotta - gustosamente rallentata alla Arbore, e in inglese, in tedesco, in svedese - da milioni di ragazzi che lhanno adottata come inno, nella giornata di Sciopero per il clima.

     Purtroppo come sempre mancano i fatti, le indispensabili azioni concrete corali.

     Mancano coerenza e coscienza, un po di sacrificio e, sì, un po di ribellione. Non accompagnata da reale contrasto al falso e illusorio mito della crescita, anche la difesa del clima diventa una moda festosa. Senza contenuti. Inutile perchè senza impegni concreti.

       Facile prevedere che il 15 marzo del prossimanno canteremo CLIMA CIAO al posto di BELLA CIAO. Poi ci proibiranno pure di cantarla e suonarla. 

Comincerà da SBT, scommettiamo?


PGC - 15 marzo 2019


venerdì 15 marzo 2019

Fino a un anno fa Max era Max…

Una vita dedicata alla scrittura, in ogni forma. [e al cinema]
Con gli ultimi 10 anni dedicati a UT, come fondatore direttore (regista) editorialista
confezionatore… lo sapete che UT era super artigianale e fatto in casa, come la pasta. 
Ma UT è andato, e Max poco dopo.
Di entrambi restano le tracce, qui raccolte in un libro virtuale che vi alleghiamo (in basso)
giusto in questo primo triste anniversario.
Avevamo (abbiamo) altri progetti. Alcuni di voi, per Massimo, ci hanno trasmesso ricordi,
aneddoti, pensieri, aforismi, disegni, musiche…
Per ora li conserviamo gelosamente, ma stiamo progettando per loro un UT che forse,
presto o tardi, come ci va, verrà alla luce. Segretamente, così non ci fermano.

Michaela, Francesco, Giuseppe, PGC

























Allegati da poter scaricare o consultare online.

Per computer (pagine affiancate):
https://drive.google.com/file/d/1YCuUD5_AushBv8OH2Qjj9jN2PVKuzi_O/view?usp=sharing

Per smartphone (pagine singole):
https://drive.google.com/file/d/1L2EdsHEqr9xrF_FZhBHOD4RPo6DMfwnk/view?usp=sharing

lunedì 11 marzo 2019

“ILLUMINA" anche da spento

        E Quid: il lampione stradale tutto da raccontare. Non solo perché - come tanti suoi simili, per contratto - di notte fa una bella luce e consuma poco. Quid (nomen omen) ha proprio un quid in più, se questo 8 febbraio ha vinto il 1° premio, WINNER in the category Lighting, al GERMAN AWARD 2019 di Francoforte.

        E che per i 45 membri della Giuria internazionale impegnati fra centinaia di finalisti di tutto il mondo è stata più convincente quellaltra sua prestazione inaspettata: il potersi aprire e chiudere - lassù in alto! - facilmente, con una semplice e istintiva rotazione del coperchio. In sicurezza e senza attrezzi, come il cofano di unauto, come una conchiglia, come una finestra zenitale, un oblò Elementare, Watson! 

        Intuitiva la differenza con i lampioni tradizionali: con entrambe le mani libere, qualsiasi manutenzione a 30 - 40 metri daltezza sarà sicura tranquilla e veloce (mentre il coperchio solidale di Quid, ruotato di 180° fungerà da piano dappoggio, dritto in verticale da parabrezza). Finito il lavoro clic, lo ri-chiuderai saldamente con una mano sola, come il cofano di una Porsche, come la capote della Mazda MX-5, come il coperchio di un trolley, come un libro

        E DESIGN, bellezza! Ce leravamo dimenticato, tanto questo vocabolo è inflazionato. E poi - magari non serviva - così semplice essenziale e innovativo, Quid è anche bello: al punto che, come unopera darte, illumina anche da spento! [chissà se sta scritto nella motivazione del premio, ehm io non parlo il tedesco, scusa, pardon]

       Toh, non vedo la firma del suo ideatore-designer-progettista Enzo Eusebi. Se fosse una  dimenticanza, i Guzzini che già producono Quid con successo in migliaia di pezzi, la mettano sul fianco della carrozzeria (come elegantemente usava una volta con le stilose fuoriserie italiane che facevano girar la testa). Enzo Eusebi, WINNER GERMAN AWARD 2019

            Altrimenti, al pigro mondo dellinformazione chi glielo dice che un premio così prestigioso è piovuto proprio da queste parti 


PGC - 10 marzo 2019



mercoledì 13 febbraio 2019

STUDIATE!

[Ferrovia Adriatica: barriere antirumore à la carte?]


        I treni fanno rumore, bella scoperta. Ma se i treni dobbiamo tenerceli, non resta che intervenire sul frastuono che provocano. Tema vecchissimo e ciclico, che ri-appassiona le genti della ferrovia, le fa tornare cittadini-cittadini, non solo dormienti, non solo votanti

        Ariecco così le barriere antirumore, da sempre spacciate come unica soluzione: sorta di invalicabile (doppio) muro di Berlino o - la scelta è ampia - muro messican-trumpiano, muro Marocco-Sahara Occ. , o tanti altri. 

Altezza tot metri, qualche finestra fissa da cui nessuno mai saffaccerà, e meno male senza filo spinato. Oscene come quelle dellautostrada qua vicino, muraglia industriale plastico-metallica-continua che incarcera boschi case e animali senza attenuare un bel niente, chiedere per credere: anzi, per sapere quando è sorto o tramontato il sole, devono andare su Meteo.it. 

        Un affare gigantesco e indisturbato questo delle barriere, tanto che, saturatosi ormai il mercato autostradale, si passa con disinvoltura al ferroviario. Lo dice la Legge, e le Ferrovie sono ligie e ubbidienti, e buone

        Ma cè chi le barriere le vuole e chi no, tutti con lecite motivazioni: fioriscono contrapposti comitati che si guardano in cagnesco. Parlano, gridano, chiedono, pretendono, si raccomandano, combattono, raccolgono firme, tirano per la giacca i politici amici, fanno conferenze stampa nei bar 

Fermenti tanto scontati quanto inutili, giacchè - piatto ricco mi ci ficco - è sicuro che barriere saranno: brutte, invasive, alte-altissime-costose-costosissime che, a fronte di qualche decibel in meno - quando va bene, e per caso - angosceranno chi ci abita vicino, aggiungendo brutto al brutto, deserto a deserto, tristezza a tristezza.

       Certo che dobbiamo combatterli, i rumori. 

       Ma lAcustica che li governa non è unopinione bensì una disciplina complessa e misteriosa, quasi una scienza, le cui regole e applicazioni vanno studiate e sperimentate caso per caso.

E  lAcustica dice che i rumori ferroviari sono tra i più complicati e capricciosi: rimbalzano come una palla da rugby, si riflettono si sommano si trasformano e si amplificano, per effetto del contorno ambientale; talvolta si attenuano senza un perché. Soprattutto viaggiano! Possono fermarli le barriere?... 

       Potevamo e dovevamo provvedere per tempo ad abbassare questi rumori alla fonte: per esempio adottando materiali cosiddetti morbidi per ruote e rotaie; costruendo massicciate misto-pietrose fonoassorbenti; ripensando il profilo dei binari per diminuire le occasioni di attrito/rumore; ringiovanendo un po i nostri treni (che a guardarli e a sentirne il feroce lamento di ferraglia morente ti pare di tornare all800)  

Lavessimo fatto, non ci troveremmo adesso nellurgenza di acquistare dal fornitore di (s)fiducia milioni di salvifiche (mavalà!) barriere-per-tutte-le-stagioni, alte-basse-vetrate-colorate, da mettere magari dove e come vuole il popolo dei comitation demand, à la carte 

    Le barriere. LAcustica, tra laltro, ci dice che: 

-  più alte di 4 metri non servono, specie se distanti dal binario oltre 3 metri: questione di traiettorie dei raggi sonori; 

-  per assorbire le onde e non farle rimbalzare non dovrebbero mai essere metalliche ma preferibilmente di legno (tavole non dure, incrociate), e spesse e imbottite e porose e mimetiche , non come quelle esili delle Ferrovie; 

-  la loro sezione dovrebbe essere curva, per trattenere i rumori in basso, che se scappano in alto non li prendi più. 

-  

        Ma le variabili sono tante, la barriera standard non esiste, la barriera è come un vestito da cucire su misura. Certi matti che studiano, poi, pensano che invece di rizzare dappertutto barriere dalla dubbia utilità, forse basterebbero delle minigonne tecniche applicate direttamente alla base dei vagoni fino a sfiorare i binari, per far “correre anche i rumori, ma chiusi sotto il treno. Altri ancora più matti immaginano una gigantesca simil-spugna (tutta da inventare) tra il pavimento dei vagoni e i binari, che con i rumori si comporterebbe come una spugna con lacqua ma non servirebbe strizzarla in stazione

        Insomma, cari comitati del sì e del no alle barriere, studiate meglio la faccenda: poi contrastateli con validi argomenti, i politici e le Ferrovie. A quelli inutile dirgli di studiare: gli basta lignoranza, per decidere per il peggio.


PGC - 12 febbraio 2019



sabato 19 gennaio 2019

EVVIVA IL TERREMOTO

        Ascoli Piceno 15 gennaio 19, sindaco Castelli: Se riusciremo a dimostrare il rapporto causa-effetto, con i fondi del sisma sistemeremo la Curva Sud dello Stadio Del Duca: con 5 milioni si potrebbe rifare anche la copertura della Tribuna Ovest. E farò appello al Commissario per ottenere fondi del sisma anche per le chiese comunali, quelle della diocesi li hanno già avuti(sic)

        La notizia, raccolta con soddisfazione dai sudditi e diffusa dalla stampa ai quattro venti, ha fatto - come si dice - il giro del mondo. Senza un soprassalto di sdegno, un battito di ciglia, una timida obiezione, unombra di perplessità, un fremito di vergogna. 

Nessuno - giornali (e figurati), comuni cittadini, chiesa, enti, istituzioni, circoli, associazioni, bocciofile - che abbia obiettato (con garbo ma anche no) su questa intenzione scellerata di dilapidare i fondi stanziati per il terremoto, già cronicamente insufficienti, sfilandoli con destrezza a chi ne ha vitale necessità e urgenza. 

        Ascoli per sua fortuna è stata solo sfiorata: scosse tante, ma danni relativamente pochi da un sisma che nella montagna vicina ha cancellato paesi e comunità; tragedia della quale ciò che resta è ancora colpevolmente affogato nelle macerie; abitanti divenuti profughi erranti o sardine in scatola, in lager di casette tardive e pericolose, inospitali e malsane (eppur pagate come ville perché non sia mai che in Italia non si lucri sulle disgrazie).

        Ma certo Castelli per mestiere deve curarsi della sua Ascoli, e abbellirla, migliorarla: quindi perché non sventolare scale Richter per rastrellare agilmente denari e denari da buttarci su? 

        Ed essendo fuor di dubbio che lo stadio (in manutenzione perenne) ha vibrato per il terremoto - e proprio la Curva Sud e il tetto della Tribuna Ovest, pensa tu -  così come è certo che le chiese comunali si sono crepate spaventando i santi, ora basterà solo dimostrare il rapporto causa-effetto e giù milioni a cascata per gli interventi indispensabili irrinunciabili urgenti al grido di dio-lo-vuole e il-calcio-lo-vuole. Tutto secondo le regole, si capisce.

        Poi ad Ascoli, dove lelettorato C.& C. (Calcio & Cattolici) ha la maggioranza, si vota. E quale migliore Campagna Elettorale, che rifare lo Stadio e qualche chiesa? Meglio ancora se con furba enfasi mediatica. 
Evviva il terremoto.


PGC -  18 gennaio 2019