Nessun
dubbio, specie dopo il concerto. Anche il nome giusto. Autorevolezza,
riconoscibilità, esperienza, credibilità, sapienza (musicale),
esempio, guida. Un papa
moderno
ma antico, anche se nerovestito e con bombetta, invece che bianco e
con “saturno”. Un papa
amico,
un papamaestro.
Povero no, certo popolare e amatissimo. Che ovviamente va in piazze
stadi spianate arene e teatri, però fa pure dischi “che passati
sulla testa fanno ricrescere i capelli”! L’unico “Generale”.
Proprietario di una “gioielleria di canzoni”, con le porte sempre
aperte. Eppur modesto, signorile: ”Guarda che non sono io”.
Nessun “falso movimento”: eppur sempre “sulla strada”, “a
passo d’uomo”, vicino a tutti. Lontano dalle mode, anzi pieno di
classe e stile, direi da “belle époque”. E finalmente un
papaitaliano
di Roma, che quando canta “Viva l’Italia” sa davvero turbarti
l’anima e farti incazzare, te tapino sfregiato
e derubato, preso a tradimento, assassinato dai giornali e dal
cemento, dimenticato, disperato, innamorato, metà dovere e metà
fortuna… nudo come sempre, che con gli occhi aperti nella notte
triste e scura [tuttavia]
resisti…
Un
papa
buono,
semplice ed educato, che perfino “si scusa del ritardo” [15
minuti], come se fosse dipeso da lui lo stupido inceppo della stampa
dei biglietti. Un papacomprensivo
e tollerante, che non s’infastidisce più (come qualche anno fa
anche da queste parti) se mitragliato con tablet e telefonini; che
non ti morde se disturbato o peggio pressato mentre “lavora”.
Anzi quasi ti benedice. Non si sarà arrabbiato neanche all’ingresso
dell’orrido Panettone,
dovendo passare e magari parcheggiare sotto le sterminate ferraglie
zincate di pannelli solari. Terribili pezzi
di ferro,
peggio di pezzi
di diossina.
Pericolosi anche per la libertà mentale. Avrà solo pensato - poi ce
l’ha pure cantato - “Ognuno
è vittima e assassino”,
“Ognuno
è fabbro della sua sconfitta”…
Certo, che se coprissero con pannelli solari tutta Piazza San Pietro
(sì che può succedere), il suo Buonanotte
fiorellino,
per l’occasione magistralmente arrangiata a marcia di guerra, non
sarebbe più l’affettuoso valzer che adoriamo…e addio santità
per Francesco De Gregori…
Pier Giorgio Camaioni
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