venerdì 14 giugno 2013

49° Pesaro Film Festival. Il nuovissimo cinema cileno. Focus on Sebastián Lelio

Focus on Sebastian Lelio - El año del tigre
Cile 2013: un governo di destra che sembra sgradito perfino ai suoi stessi sostenitori; elezioni presidenziali a novembre, con la socialista Michelle Bachelet (già presidente della Repubblica dal 2006 al 2010) quale grande favorita; un’economia in crescita, ma che non ha mai sanato le grandi diseguaglianze sociali, con tutta l’acqua cilena in pratica diventata italiana, acquistata dall’Enel, con progetti cui si oppongono da anni i movimenti mapuche (in spagnolo anche araucanos, Araucani) e ambientalisti; un vasto e combattivo movimento studentesco nato nel 2011… E, per finire, un passato doloroso con il quale bisogna ancora chiudere i conti, nonostante siano trascorsi trent’anni dal referendum che ha segnato la fine del sanguinario regime di Augusto Pinochet - così argutamente narrato da Pablo Larraín nel film No (proiezione speciale per l’Avanfestival) - e sia ormai terminata la complicata e ambigua stagione di passaggio tra dittatura e democrazia.
Quanto di tutto ciò portano con sé i cineasti invitati alla Mostra del nuovo cinema, dove il Cile è il paese ospite? Naturalmente molto, come hanno fatto gli scrittori e gli studiosi invitati al recente Salone del libro di Torino, perché la letteratura e il cinema cileni non hanno mai smesso di leggere e rileggere, elaborare e interpretare la realtà del proprio paese, riuscendo con forme e temi nuovi, a spingersi prepotentemente oltre l’orizzonte nazionale, con una pluralità di voci originali e appassionanti.
La 49esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, diretta da Giovanni Spagnoletti, dopo aver esplorato, in anni passati, il Messico e l’Argentina continua la sua perlustrazione delle cinematografie del Sud America proponendo, per la prima volta in Italia, un’ampia retrospettiva sul cinema cileno che nell’ultimo decennio si è segnalato come una delle produzioni più attive e innovative del continente latino-americano (e non solo).
Ad accompagnare le proiezioni, oltre a una tavola rotonda con i registi invitati, il festival proporrà un’ampia sezione monografica del catalogo generale in cui esplorerà l’attuale struttura estetico-produttiva del cinema cileno. Non mancherà, inoltre, un ricco approfondimento sul passato cinematografico di un paese che ha vissuto una sua prima notorietà internazionale a seguito dell’espatrio di alcuni interessanti registi come Alejandro Jodorowsky, Miguel Littin, Raúl Ruiz o il documentarista Patricio Guzmán, dopo la morte di Salvador Allende e l’instaurazione di una lunga e sanguinaria dittatura militare (1973-1990). È a partire circa dal 2005 che il cinema cileno ha iniziato ad assumere dei caratteri di novità strutturale, attraverso opere prime innovative di registi come Matías Bize, Fernando Lavanderos e Sebastián Lelio; proprio a quest’ultimo la Mostra dedica una personale. Lelio, regista, sceneggiatore e montatore, si è diplomato all’Escuela de Cine in Cile e ha diretto vari cortometraggi (tra cui Cuatro, 1996; Ciudad de maravillas, 2001; Carga vital, 2003) e documentari (Cero, 2003; Mi mundo privado, 2004). A Pesaro si avrà la possibilità di vedere il suo lungometraggio d’esordio, La sagrada familia (2005, presentato a San Sebastián e vincitore di numerosi premi internazionali), nel quale gli equilibri di una normale famiglia sono sconvolti dall’arrivo della fidanzata del primogenito, l’introspettivo Navidad (2009, presentato a Cannes) che mette a confronto tre giovani problematici, El año del tigre (2011, in concorso a Locarno) su un carcerato che riesce a fuggire sfruttando il tragico terremoto che ha colpito il Paese nel febbraio 2010 e, in anteprima italiana, la sua ultima opera, Gloria, uno dei film più applauditi all’ultimo festival di Berlino (in autunno in Italia, distribuito da Lucky Red). Ad accompagnare la personale su Lelio, ci saranno opere di un agguerrito plotone di giovani registi (e un “vecchio” maestro), per uno sguardo esaustivo su un’industria che sta vivendo un’altra giovinezza.
Oltre ai già citati Matías Bize con Sábado (2003) e La vida de los peces (2010, Miglior Film Latino-americano dell’anno ai Premi Goya) e Fernando Lavanderos con Y las vacas vuelan (2004), saranno presentati anche Alejandro Fernandez Almendras con Huacho (2009, Miglior Opera Prima all’Havana Film Festival), Andrés Wood con Violeta Parra went to Heaven (2011, Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2012), Cristián Jiménez con Bonsái (2011, selezionato per “Un certain regard” a Cannes). E ancora l’autore dell’apprezzato La nana, Sebastian Silvia con La vida me mata (2007), Alicia Sherson con Play del 2005 (ma è autrice anche di Il futuro, prossimamente in Italia, adattamento di Un romanzetto canaglia - da poco rieditato col titolo Un romanzetto lumpen -, l’ultimo libro che Roberto Bolaño ha pubblicato in vita), Fernando Guzzoni con Carne de perro (2011) e Jose Luis Torres Leiva col documentario minimalista Ningun lugar en ninguna parte (2005).
Infine, sarà dato spazio a uno dei più importanti documentaristi del cinema cileno, Patricio Guzmán, del quale sarà presentato il miglior documentario agli European Awards del 2010, Nostalgia de la luz.


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