Focus on Sebastian Lelio - El año del tigre |
Cile
2013: un governo di destra che sembra sgradito perfino ai suoi
stessi sostenitori; elezioni presidenziali a novembre, con la
socialista Michelle Bachelet (già presidente della
Repubblica dal 2006 al 2010) quale grande favorita; un’economia in
crescita, ma che non ha mai sanato le grandi diseguaglianze sociali,
con tutta l’acqua cilena in pratica diventata italiana, acquistata
dall’Enel, con progetti cui si oppongono da anni i movimenti
mapuche (in spagnolo anche araucanos, Araucani)
e ambientalisti; un vasto e combattivo movimento studentesco nato nel
2011… E, per finire, un passato doloroso con il quale bisogna
ancora chiudere i conti, nonostante siano trascorsi trent’anni dal
referendum che ha segnato la fine del sanguinario regime di Augusto
Pinochet - così argutamente narrato da Pablo Larraín nel film
No (proiezione speciale per l’Avanfestival) - e sia
ormai terminata la complicata e ambigua stagione di passaggio tra
dittatura e democrazia.
Quanto
di tutto ciò portano con sé i cineasti invitati alla Mostra del
nuovo cinema, dove il Cile è il paese ospite? Naturalmente
molto, come hanno fatto gli scrittori e gli studiosi invitati al
recente Salone del libro di Torino, perché la letteratura e
il cinema cileni non hanno mai smesso di leggere e rileggere,
elaborare e interpretare la realtà del proprio paese, riuscendo con
forme e temi nuovi, a spingersi prepotentemente oltre l’orizzonte
nazionale, con una pluralità di voci originali e appassionanti.
La
49esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, diretta da
Giovanni Spagnoletti, dopo aver esplorato, in anni
passati, il Messico e l’Argentina continua la sua
perlustrazione delle cinematografie del Sud America
proponendo, per la prima volta in Italia, un’ampia
retrospettiva sul cinema cileno che nell’ultimo decennio si è
segnalato come una delle produzioni più attive e innovative del
continente latino-americano (e non solo).
Ad
accompagnare le proiezioni, oltre a una tavola rotonda con i registi
invitati, il festival proporrà un’ampia sezione monografica del
catalogo generale in cui esplorerà l’attuale struttura
estetico-produttiva del cinema cileno. Non mancherà, inoltre, un
ricco approfondimento sul passato cinematografico di un paese che ha
vissuto una sua prima notorietà internazionale a seguito
dell’espatrio di alcuni interessanti registi come Alejandro
Jodorowsky, Miguel Littin, Raúl Ruiz o il
documentarista Patricio Guzmán, dopo la morte di Salvador
Allende e l’instaurazione di una lunga e sanguinaria dittatura
militare (1973-1990). È a partire circa dal 2005 che il cinema
cileno ha iniziato ad assumere dei caratteri di novità strutturale,
attraverso opere prime innovative di registi come Matías Bize,
Fernando Lavanderos e Sebastián Lelio; proprio a
quest’ultimo la Mostra dedica una personale. Lelio,
regista, sceneggiatore e montatore, si è diplomato all’Escuela
de Cine in Cile e ha diretto vari cortometraggi (tra cui Cuatro,
1996; Ciudad de maravillas, 2001; Carga vital, 2003) e
documentari (Cero, 2003; Mi mundo privado,
2004). A Pesaro si avrà la possibilità di vedere il suo
lungometraggio d’esordio, La sagrada familia (2005,
presentato a San Sebastián e vincitore di numerosi premi
internazionali), nel quale gli equilibri di una normale famiglia sono
sconvolti dall’arrivo della fidanzata del primogenito,
l’introspettivo Navidad (2009, presentato a Cannes)
che mette a confronto tre giovani problematici, El año del tigre
(2011, in concorso a Locarno) su un carcerato che riesce a
fuggire sfruttando il tragico terremoto che ha colpito il Paese nel
febbraio 2010 e, in anteprima italiana, la sua ultima opera, Gloria,
uno dei film più applauditi all’ultimo festival di Berlino
(in autunno in Italia, distribuito da Lucky Red). Ad
accompagnare la personale su Lelio, ci saranno opere di un
agguerrito plotone di giovani registi (e un “vecchio” maestro),
per uno sguardo esaustivo su un’industria che sta vivendo un’altra
giovinezza.
Oltre
ai già citati Matías Bize con Sábado (2003) e La
vida de los peces (2010, Miglior Film Latino-americano dell’anno
ai Premi Goya) e Fernando Lavanderos con Y
las vacas vuelan (2004), saranno presentati anche Alejandro
Fernandez Almendras con Huacho (2009, Miglior Opera Prima
all’Havana Film Festival), Andrés Wood con Violeta
Parra went to Heaven (2011, Gran Premio della
Giuria al Sundance Film Festival 2012), Cristián
Jiménez con Bonsái (2011, selezionato per “Un
certain regard” a Cannes).
E ancora l’autore dell’apprezzato La
nana, Sebastian Silvia con La vida me mata
(2007), Alicia Sherson con Play del 2005 (ma è
autrice anche di Il futuro, prossimamente in Italia,
adattamento di Un romanzetto canaglia - da poco rieditato col
titolo Un romanzetto lumpen -, l’ultimo libro che Roberto
Bolaño ha pubblicato in vita), Fernando Guzzoni con
Carne de perro (2011) e Jose Luis Torres Leiva col
documentario minimalista Ningun lugar en ninguna parte (2005).
Infine,
sarà dato spazio a uno dei più importanti documentaristi del cinema
cileno, Patricio Guzmán, del quale sarà presentato il
miglior documentario agli European Awards del 2010, Nostalgia
de la luz.
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