martedì 15 maggio 2018

Questo palazzo sa di tappo


         San Benedetto, via Montello 18. La premiata enoteca internazionale BUGARI era qui, in una sobria palazzina dal fascino vecchiotto anni 50, a occhio (cioè a memoria) alta meno della metà dei mastodonti vicini e dellobbrobrio appena alzato al suo posto. Non mi è riuscito di trovarne una foto: di alcuni angoli di San Benedetto non ne esistono mi dice chi con passione ne conserva a centinaia e dannata. 

Soltanto, in rete, è possibile vedere una ruspa sbriciolare la facciata marron coi mattoncini rossi che guarnivano le finestre; e su Google Maps lo sbrago dei costruendi garage col vuoto soprastante. Ma adesso la puoi  ammirare dal vivo la nuova grande opera, se passi da quelle parti. 

         BUGARI, dunque. Era unistituzione: i migliori e più rari vini del mondo e tutto quanto di pregiato e gustoso esistesse da bere. Paragonabile alla famosa maison BVLGARI dei gioielli, salvo la U giusta, una L in meno, e merce liquida. Quando ne salivi i gradini dellingresso era come entrare in chiesa e quando uscivi, anche solo con una scelta bottiglia da regalare, ti sentivi sicuro, orgoglioso, ottimista Buttati a mare oggi, dai nuovi barbari, 90 anni di Civiltà e Cultura del Vino.

         Che la nostra BUGARI ora non ci sia più è normale, Avec le temps, va, tout sen va, cantava Léo. Abbattute la palazzina, la grande palma normale pure questo? In questo residuale spazio di quartiere ad alto deficit estetico - il supercementificato fosso dellAlbula non è il Parco di Goodwood - non poteva poi certo materializzarsi la dimora dautore del Duca di Richmond. 

Ma ènormale che sia sorto questo titanico sgorbio? Nel rispetto delle leggi! - già li sento strillare, i responsabili e i benpensanti - e certo col consenso di tutti, al massimo qualche borborigma da cattiva digestione, e sempre sottotraccia, si capisce, meglio non esporsi.

 Allego foto fresca, non oso commentare. 

         Laltezza, le sproporzioni di questa torre abitativa da incubo - solo la più recente in una miriade di altre - più la vocazione alcolica del luogo, tuttavia mi innescano nella mente una visione onirica: una MAGNUM di vetrocemento alta una quarantina di metri, come una spettacolare installazione artistica, contenente però del vino del diavolo malamente contraffatto che sa di tappo e se lo bevi muori. Ovviamente pure il palazzo che ci sta dentro sa di tappo. No, nessuna malattia del sughero, nè roba da cattiva annata: è solo la nota, linguaribile, la letale malattia di San Benedetto, il brutto e losceno e il kitsch che vincono facile, con questi palazzinari, con questi tecnici, con questi affaristi, con queste amministrazioni. 

         La tragedia è che questo palazzo-che-sa-di-tappo non puoi mandarlo indietro come al ristorante.  Tocca tenerselo.


PGC - 13 maggio 2018


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