[Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa ricognizione nel campo dell'animalismo e le sue contraddizioni. Una riflessione critica fatta dall'interno, che non può che giovare per un miglior rapporto tra tutte le organizzazioni e associazioni che si battono per la difesa degli animali, il cui principale compito resta quello di combattere tutti assieme il fenomeno del bracconaggio].
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SAVE THE CABS
DON GIOVANNI
(piano a Donn’Elvira)
Zitto, zitto, ché la gente
Si raduna a noi d’intorno.
Siate un poco più prudente,
Vi farete criticar.
ELVIRA
(forte a Don Giovanni)
Non sperarlo, o scellerato:
Ho perduto la prudenza.
Le tue colpe ed il mio stato
Voglio a tutti palesar
Per chi è dentro il mondo associativo saranno senz'altro saltate all'occhio due regoline mai espresse alla luce del sole, ma che ritornano spesso. La prima è che in pubblico ogni associazione fa tabù di menzionare anche solo per sbaglio l'esistenza di un'altra associazione sorella che faccia cose simili. Sembra si dica "I miei sostenitori non devono sapere che esiste un'altra associazione che fa le cose che faccio io. Non fosse mai che poi l'altra piace di più di me". La seconda regola è che ogni dispetto, sgambetto o torto che un'associazione fa alla consorella, non deve emergere pubblicamente, "perché sennò si avvantaggia il nemico". Insomma, prendila in quel posto e taci, per amore della causa. O se sei forte abbastanza mi restituisci la fregatura appena puoi.
Quelli del CABS, per un caso di deviazione genetica, non sono soliti seguire queste regole. Se la RSPB a Cipro mette le fototrappole e in un mesetto di attività prende 16 bracconieri, il CABS lo rende pubblico a chi li segue con interesse. Perché è un'informazione interessante e un ottimo lavoro. Se la LAC fa con il CABS un campo a Ponza, viene scritto che il campo è LAC con l'aiuto del CABS. Se le guardie WWF fanno un campo a Ischia e il CABS li cofinanza, si scrive che loro lo fanno e il CABS li cofinanzia. A quelli di questa strana associazione piace seguire la desueta regola che "a Dio quel che di Dio e a Cesare quel che di Cesare". Senza paura di perdere la propria identità e con un occhio di riguardo verso quella cosa chiamata etica.
Ora però - visto che sono un po' troppo soli in questo esercizio di onestà - varrebbe la pena violare anche la seconda regola e una volta tanto raccontare qualche dettaglio di come si comportano alcune altre associazioni, preoccupate probabilmente di non esistere per davvero e che un giorno lo specchio possa restituirgli un'immagine vuota.
Iniziamo dall'estero con la RSPB (Royal Society for the Protection of Birds) che a marzo pubblica un comunicato stampa urbi et orbi in cui scrive che nella base britannica cipriota il trappolaggio è calato del 78% e che questo declino è il risultato dello sforzo dell'Investigation Team della RSPB!! Wow, che faccia tosta, viene da dire. Vale la pena spiegare il perché.
Dunque... due di loro vanno a Cipro per due autunni di fila circa un mesetto a volta, piazzano dieci fototrappole, il primo anno beccano una ventina di bracconieri (di 400 totali), il secondo anno due soli perché ormai questi hanno capito il sistema e gli fottono le fototrappole e... il gioco è fatto? Hanno ridotto il trappolaggio del 78%? Vittoria? Un sociologo avrebbe un grosso punto interrogativo in testa, penserebbe: che mosci sono 'sti bracconieri ciprioti...
Magari il quadro è un po' più chiaro se ci aggiungiamo che il CABS nel frattempo con i suoi volontari fa 150 giorni di campo ogni anno focalizzati nella base britannica, ogni notte da mezzanotte all'alba è sul terreno, a piedi e in auto, rimuove 270 reti in 48 ore di fuoco e 586 in un anno, toglie decine e decine di richiami (106 in un anno), obbliga la polizia britannica ad uscire almeno 3 volte a notte, vengono inseguiti dai bracchi ogni volta che uscono eppure ogni notte ritornano, tolgono o fanno sequestrare continuamente reti, senza dare tregua a nessuno. Quelli speronano e distruggono l'auto in corsa del CABS, ma i volontari tornano la notte dopo. Insomma, obbligano polizia e bracchi a stare all'erta ogni notte che dio manda in terra. Nel 2017 la polizia britannica investiga 92 casi di bracconaggio su segnalazione del CABS, 2 su segnalazione della RSPB e 0 su segnalazione di BirdLife Cyprus! Chi è che sta facendo la differenza, se proprio dobbiamo guardare agli attori? Che ne dite, si spiega un po' meglio questo calo del 78%?
Ma guardiamo un po' più vicino a noi, per esempio alla strategia della LIPU in Italia. Nella primavera 2017 sullo stretto di Messina Giovanni Malara corona un colpo a cui sta lavorando da mesi, filmando con fototrappole e poi riprendendo da una valle all'altra un cacciatore che spara sui falchi pecchiaioli. Grazie al suo filmato tre persone sono denunciate e arrestate. Alla sera i forestali festeggiano con i volontari CABS, fra pacche sulle spalle, spumante e pasticcini, il bel colpo che ha eliminato tre delinquenti. Pochi giorni dopo si unisce alle celebrazioni anche la LIPU, un po' a modo suo, per esempio scrivendo: "...dal 23 aprile al 7 maggio 11 volontari della Lipu, divisi in due turni settimanali, si sono alternati per sorvegliare il passaggio migratorio e prevenire atti di bracconaggio, purtroppo ancora molto frequenti [...] Il campo ha ottenuto risultati importanti soprattutto con l’arresto, da parte dei Carabinieri Forestali, di tre bracconieri, sorpresi a sparare ai falchi utilizzando armi con matricole abrase [...] “Un bilancio positivo – segnala Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu che ha partecipato alle operazioni del campo – scaturito da un’ottima collaborazione con i Carabinieri Forestali, che sono riusciti ad arrestare alcuni bracconieri." Nonostante gli omissis il senso è chiaramente questo: la LIPU ha fatto il campo, ha collaborato con i forestali e per l'ottima collaborazione sono stati denunciati tre personaggi. Sì, peccato che l'ottima collaborazione era quella col CABS, accuratamente non menzionato né su Facebook, né nel comunicato stampa. "Brava LIPU!!" - si spellano le mani i suoi followers per qualcosa che non ha fatto, ma fa credere in tralice di aver fatto. Bravi davvero, ma a giocare con le parole, puntualizzeremmo noi.
In dieci anni di vita fra le associazioni per la tutela degli uccelli ne abbiamo tanti altri di questi aneddoti, dalla Francia alla Spagna, dal Manzanarre al Reno; ma vale la pena soffermarsi sull'ultimo più recente capitolo di questa eterna storia di sgambetti.
Nel giugno 2016 l'ISPRA e il Ministero dell'Ambiente invitano le associazioni ambientaliste e (ahinoi) le venatorie a stilare partecipativamente un documento sullo stato del bracconaggio e dell'antibracconaggio in Italia. Tutti contribuiscono con dati, idee, informazioni. Sono giorni entusiastici in cui ci si scambia mail e telefonate perché finalmente lo Stato si è accorto di tutto il lavoro spontaneo che abbiamo fatto finora, creando di fatto un coordinamento nazionale, che ora ISPRA e Ministero vogliono ufficializzare. Dall'altra parte del tavolo, seduti sugli spilli stanno i cacciatori, continuamente al telefono a mandarsi messaggi preocupati: "vogliono inasprire le pene", "vogliono attaccare le nostre cacce", "niente più richiami acustici". Gli ipocriti sanno bene che vivono nella illegalità.
Il piano di azione viene stilato, vengono identificati i punti caldi del bracconaggio (i blackspots), lo si approva, passa anche per le forche caudine della Conferenza Stato Regioni (che lo annacqua un po' ovviamente, visto che in Regione ci sono i cacciatori) e si passa a renderlo esecutivo. Il Ministero a questo punto nomina tre associazioni a caso, Legambiente, Lipu e WWF per rappresentare tutto il mondo ambientalista. A caso perché in materia di bracconaggio non sono quelle più specializzate, anzi. Legambiente è attiva solo con un piccolo nucleo a Brescia, ma per il resto non se ne occupa affatto, la LIPU ormai fa due campi, brutti doppioni di quelli CABS, nei blackspots Sardegna e sullo Stretto, senza però alcun risultato di rilievo. Sul WWF invece il Ministero ci azzecca perché il loro nucleo guardie è effettivamente attivo e preparato.
E ora inizia il bello. Cosa fanno le associazioni? Riconoscono che un buon contributo può darlo anche il CABS, che è costantemente attivo su 4 blackspots di 7 e che ha fatto dell'antibracconaggio la sua specialità, o la LAC, che da sempre collabora ottimamente con i forestali su Ponza e a Brescia, o l'ENPA, le cui guardie hanno dato l'anima nella lotta contro le vasche della camorra a Caserta, oltre che a Napoli, Salerno e Vicenza? Ma figurarsi!
Le tre associazioni prendono e scappano col pallone. E scappano a giocare lontano a porte chiuse perché per più di un anno quello che era nato come processo partecipativo scompare dai radar e nessuno sa più niente, né di quello che il "rappresentante degli ambientalisti" (scelto in seduta segreta dalle tre) dice o discute nei tavoli col ministero, né dell'avanzamento dei lavori, né dei documenti che vengono prodotti.
A giugno 2018 finalmente trapelano (rigorosamente non dal rappresentante ambientalista) alcune indiscrezioni. Viene pubblicato sul sito del ministero il primo rapporto ufficiale antibracconaggio relativo al 2017 e qui nel capitolo sulle attività svolte dalle associazioni ambientaliste - sorpresa, sorpresa!! - indovinate di quali attività si parla?
Opzione uno: delle attività di tutte le associazioni. Opzione due: di nessuna attività di nessuna associazione. Opzione tre: delle attività di tre associazioni (ad esempio LIPU, Legambiente e WWF)
Se avete scommesso sull'opzione tre, avete indovinato. Del lavoro fatto per esempio dal CABS nessuna menzione. Niente dei 4 arresti e 30 denunce in Calabria ottenute nel 2017, né delle 21 già realizzate nel 2018. Niente dell'operazione free wildlife che ha portato all'arresto ai domiciliari di 8 bracconieri, partita dal lavoro di ricerca del CABS e svolto in cooperazione con i suoi volontari. Niente del lavoro di scouting in Sardegna che solo a febbraio ha portato a 6 denunce per uccellagione e ricettazione con il sequestro di 200 animali morti e di 220 reti da uccellagione tese. Niente di Brescia dove durante l'operazione pettirosso 2017 il CABS ha contribuito con 48 casi, dei 116 prodotti dai forestali di Roma, oltre a quelli realizzati autonomamente grazie all'uso delle fototrappole e consegnati ai nuclei locali. Niente dei fucili che l'associazione ha contribuito a trovare a Palmarola o delle 2 denunce ai trappolatori realizzate a Ischia. Niente ovviamente neanche del lavoro di ENPA e LAC. Semplicemente nessun altra associazione esiste nel documento ufficiale del Ministero che si occupa di lotta al bracconaggio e redatto da ISPRA sulla base delle informazioni che il "rappresentante ambientalista" LIPU doveva produrre.
Vi girano un pochino...? Se ancora no, allora aspettate che ci mettiamo il pezzo da novanta.
Ora bisogna fare i COLPA, brutto acronimo per i COordinamenti Locali Permanenti Antibracconaggio, ovvero dei coordinamenti di tutte le forze dell'ordine e volontari che operano in un blackspot: quando si fa, chi lo fa, "dai, ottimizziamo le risorse", "vai tu a prendere il bracco lassù, mentre noi ci facciamo il cardellaro laggiù", che modus operandi usare, ecc.. ecc. Una figata il COLPA! La logica vorrebbe che a rappresentare gli ambientalisti locali sia colui che fa antibracconaggio su quel territorio, magari da tempo e possibilmente con risultati apprezzabili.
Magari che venga scelto dal gruppo di volontari che già operano su quel territorio. Peccato che spesso queste figure siano del CABS, LAC o ENPA. E quindi?
Anche qui è tutto "COLPA loro". Legambiente, LIPU e WWF si spartiscono con logica lottizzatoria i posti di "prestigio", mettendo i loro omini ai posti di comando, a volte più o meno azzeccandoci, a volte tirati davvero per i capelli, persone catapultata a lavorare in un COLPA che non hanno mai fatto antibracconaggio sul territorio. La situazione più paradossale è sul blackspot dello Stretto di Messina in cui a non partecipare è proprio colui - Giovanni Malara - che è dietro alla stragrande maggioranza di tutto l'antibracconaggio realizzato da qualsiasi forza dell'ordine nell'area. Ma è del CABS, quindi non deve apparire.
Un mese fa in tanti hanno deciso che quando è troppo è troppo così in 56 fra volontari e guardie volontarie di tutte le associazioni (esclusa LIPU e Legambiente ovviamente) abbiamo scritto una lettera alle tre associazioni, affermando che la loro gestione era verticista, omissiva, arrogante e pure imbarazzante. Il WWF ha subito riconosciuto l'errore fatto in buona fede e per una dose di trascuratezza e ha subito integrato le sue guardie nel processo, suggerendo anche delle modalità di partecipazione anche per le tre associazioni escluse. Invece LIPU e Legambiente hanno fatto il gesto dell'ombrello, dicendo in buona sostanza che il pallone è loro e ci giocano come vogliono. I posti non li mollano, perché vogliono visibilità, prestigio e potere (questa seconda parte non l'hanno detta, ma è deduzione legittima).
E così le cose non sono cambiate, con tanti esclusi da un processo che era nato come di tutti e che alla fine due associazioni hanno sequestrato.
Anni fa, mentre un impiegato del CABS parlava col direttore della LIPU lamentandosi del fastidio che si provava a interfacciarsi con politici squallidi con cui per necessità bisognava prendere contatti per contribuire a cambiare le leggi, il direttore disse condividendo lo sdegno: "E' che loro sono l'espressione della società in cui viviamo, col suo egoismo e le ingiustizie".
E già... Adesso è il momento di chiedergli "A' Diretto', sarà mica la stessa società di cui siete divenuti espressione anche voi?"
DARDI E TRAPPOLE A ISCHIA
La faccia che il bracconaggio ci presenta è sempre la stessa, dal Nord al Sud e da una sponda all’altra del Mediterraneo. Il mondo dell’uccellagione è un caleidoscopio ribaltato che mette in mostra rozzezza e violenza, e a volte anche una fusione, una saldatura tra criminalità ambientale e generica; tra reati venatori e contro la persona. Un’altra dimostrazione, se vogliamo, del fatto che la caccia, legale o illegale, è un po’ la scuola elementare dei delinquenti. Succede anche a Ischia, teatro pure quest’anno del nostro campo antibracconaggio, della nostra gara contro il tempo per proteggere la migrazione primaverile dei piccoli insettivori e delle sempre più rare tortore comuni e quaglie dal saccheggio di personaggetti, alcuni da avanspettacolo, altri anche da galera.
Da galera per esempio sarebbe stato quel personaggetto che si fa chiamare "dardo nero" e che ogni primavera si diletta a sparare agli uccelli nei pressi di una scuola elementare di Ischia. Sono anni che le guardie del WWF tentano di incastrarlo: una volta una tortora da lui sparata cadde nella piscina del resort lì di fianco gettando scompiglio, quest'anno nel panico c'è invece andata la direttrice della scuola che ha visto il losco figuro passare per il cortile della scuola col fucile a tracolla!
Ci avevano segnalato i suoi tempi e movimenti e con un colpo di fortuna avevamo anche individuato dove occultava il suo fucile artigianale. Purtroppo la sorte non è stata dalla nostra. La fototrappola ha ripreso una lumaca che si arrampicava fra i mattoni, ma ha deciso di addormentarsi
proprio quando "Dardo Nero" passava a prelevare il fucile. E così ci ha fregato, tornando a nascondersi nell’oscurità di un quartiere che lo protegge, perché lo teme.
Ovviamente gli abbiamo solo detto arrivederci. Mai mollare la presa, quando si ha un indizio.
E' andata meglio, con quei buontemponi dei trappolatori da orto, ma che fatica. I campi precedenti, sempre "produttivi" pur a fronte di una forte contrazione del fenomeno, ci avevano fatto pensare alla necessità di organizzarne uno più ricco, con tanti volontari pronti a setacciare vaste aree di un’isola zeppa di potenziali siti di uccellagione. E così nel 2018 il nostro campo era ben più numeroso. Eravamo davvero in forze, e abbiamo visitato di giorno e di notte centinaia di orti e giardini, terrazzamenti e promontori. Il risultato? Cinque, solo cinque nuovi siti di trappolaggio, quasi tutti in proprietà totalmente o parzialmente recintate, e molte tracce di una pratica sempre più elusiva ma lontana dall’estinzione.
A Ischia sembra proprio che mettano giù le trappoline quando c'è forte passo, ma non c'è passo durante tutta la stagione migratoria e così tocca indovinare i giorni e i venti. Nei prossimi anni i nostri campi richiederanno maggiore flessibilità evidentemente, la capacità di intervenire non appena gli uccelli sono segnalati sull'isola.
Poche denunce anche quest'anno quindi, anche per quella malasorte che ci accompagna sull'isola. Quest'anno un bracco è sfuggito al giusto castigo che la forestale doveva impartirgli, facendo leva sulla tipica sceneggiata napoletana (o meglio ischitana): a suo dire un non meglio precisato trappolatore invadeva il suo orto recintato ogni mattina per mettergli le trappoline a dispetto. E i forestali gli hanno pure creduto, o comunque lo hanno lasciato andare. Un secondo ci è sfuggito perché è riuscito a togliere tutto nei 20 minuti che la pattuglia di forestali impiegava per raggiungere il sito. Alla fine l’unica vera soddisfazione è arrivata da un personaggio che stavamo inseguendo da anni. Lo avevamo già filmato con le fototrappole, ma era sempre controluce e irriconoscibile. Solo stavolta ci è costato cinque notti insonni di controlli invisibili nell’attesa che riattivasse il suo ampio corredo di trappole piazzate in un terreno fra viti e corbezzoli. Proprio la notte prima della partenza il segnale che il bracco si era riattivato ce lo ha dato tristemente uno stiaccino straziato in una trappolina. In un lampo, poco prima dell’alba è stato organizzato l’appostamento dei carabinieri forestali. Non poteva che andare bene, e invece è andata male. Alcuni spari esplosi nelle vicinanze delle trappoline hanno fatto uscire fuori dal nascondiglio i militari; i bracconieri si sono spaventati ma non abbastanza da non far prima scomparire il fucile. Così sulle trappoline non c'è andato più nessuno. Meno male che la nostra fototrappola questa volta aveva colpito e alla fine il timore per un nuovo buco nell’acqua è sfumato.
Andrea Rutigliano, 31 agosto 2018
CABS Investigations Officer Committee Against Bird Slaughter ITALIA
Rigogolo salvato durante il campo a Cipro - Volontario alle prese con una trappolina in un orto a Ischia