Con un po’ di ritardo – forse anche loro per questioni burocratiche o di licenza edilizia – i merli son tornati. Una bella coppia, probabilmente vecchie conoscenze. Dopo aver scansionato e perlustrato i grandi pini intorno trovandoli ancora più spelacchiati e tristi, hanno deciso come sempre di metter casa proprio “sul” PINO BAR, dentro una “A” dell’insegna. Ma non sulla “A” di BAR usata l’anno scorso (i merli non nidificano mai sullo stesso posto), bensì sull’ultima di GELATERIA.
Non prima ovviamente di aver fatto prove di costruzione e di abitabilità su tutto l’alfabeto disponibile. Però: la “E” (a due piani) è bella ma avrebbe troppi spifferi, la “L” non ha il tetto, la “T” ha il tetto ma non le pareti, la stilosa “G” pare più adatta ai single… Beh, questa “A” in fondo può andare, ha pure vicina la fontanella. Un po’ stretta? Basta non far troppi figli, non ci sono più le famiglie di una volta…
Vederlo costruire, questo nido, mette gioia. Intanto, per non disturbare i clienti, lavorano solo la mattina presto e un paio d’ore al pomeriggio: raccolti vecchi aghi di pino e rametti secchi (che fra i tavoli farebbero sporco), dopo averli inumiditi e intrecciati ad arte ci hanno fatto la base (niente cemento, fra i merli è proibito). Manca il cartello informativo di legge (la multa arriverà, arriverà), ma cinguettano che fra 4-5 giorni il nido sarà finito e collaudato: semplice, di design sorridente e gusto vintage, a un solo piano, senza balconi né garage. L’architetto è lui, becco giallo, l’instancabile operaia è lei, nera nera, ma in regola.
Così, nel fresco della calda stagione, i clienti del pensante PINO BAR avranno altri amici socievoli e mai invadenti, come da contratto. E sarà tutto un GRANDE NIDO, fino a fine ottobre. Poi toccherà emigrare. Ma a maggio, più “RESISTENTI” di prima, saremo di nuovo qui, noi e i merli. Ognuno nel proprio nido.
PGC - 4 giugno 2018
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