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«I've seen things you people wouldn't believe,
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gate.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die.»
(Blade Runner,1982)
Ho visto cose che noi umani non avremmo immaginato, nel nostro tempo sconvolto dal contagio. Ho visto corpi militari extramondo presidiare città e contado. Ho visto cacciatori di taglie inseguire fuggitivi tra le dune sabbiose delle spiagge, disperdere con lanciafiamme torme di untori; ho visto droni intelligenti perlustrare foreste e campagne, elicotteri in assetto mimetico braccare ogni forma di vita in movimento.
Ho visto androidi organici - in tutto simili agli umani, ma con gravi difetti di fabbricazione - governare le Regioni, parlare uno slang sconosciuto - detto cityspeak - e, sottoposti a test, tradire nei tempi di reazione anomali e dissociati la loro natura aliena.
E ho visto astronavi scendere fra noi - a Milano, a Civitanova Marche - in realtà urbane confuse e distopiche, dalle quali chi ha potuto è da tempo fuggito riparando nelle colonie extramondo.
Poco si conosce di queste forme di vita galattica finite qui alla deriva: si favoleggia di equipaggi composti di androidi che avrebbero perso memoria dello scopo originario della missione e dell’esistenza stessa di un mondo esterno. All’occhio umano, nelle loro raggelanti geometrie esse appaiono disabitate; non si esclude tuttavia che gli occupanti siano mantenuti in uno stato di ibernazione o di animazione sospesa.
Gli scienziati ritengono trattarsi, con ragionevole certezza, di macchine autoreplicanti che sfrutterebbero le risorse trovate nel sistema di destinazione per creare copie di sé stesse e riprodursi all’infinito. Due intanto, le “Bertolase” - in gergo tecnico - già replicate.
La ciurma delle Bertolase risulta composta da un comandante eponimo e da un insieme eterogeneo di replicanti umanoidi: frutto di ingegneria genetica che ha dato loro sembianze di presidenti, sindaci, assessori, funzionari, tecnici regionali, essi sono privi dell’esperienza di vita vissuta che caratterizza invece gli umani e sono per ciò stesso incapaci di relazionarsi con la vita reale.
Del comandante eponimo - l’androide “Bertolaso” - si sa soprattutto che scompare a tratti per ricomparire in altri luoghi al comando di nuove formazioni aliene: progettato dall’ingegneria genetica per rispondere a compiti disparati, è come ogni replicante dotato di competenze artificialmente innestate e di una fallace consapevolezza di sé.
Le due astronavi, monumento all’ambizione senza freni e ad inconfessati interessi, col loro tragico pallido scheletro inutilizzato sono destinate a fare i conti con realtà che sfuggono pericolosamente al loro controllo, e probabilmente a gravitare per sempre nel vuoto come l’antica astronave Anomalia, scomparsa da tempo nel sistema solare con tutta la sua ciurma.
“E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire”
Sara Di Giuseppe - 7 Giugno 2020