domenica 23 giugno 2013

Ingegno e Poesia. Le “macchine di Leonardo on the beach” di Giuliano R.

Anche quest’anno il ruspante Club Velico “Amici del mare” gli ha prestato quei quattro metri quadri di sabbia, così lui vi ha ripiazzato, riveduta e aggiornata, la sua buffa stupefacente e un po’ naif installazione idraulica rotante a km zero e a costo zero. Chissà quanto ingegno e quanto tempo però ci ha prodigato. Eppure Giuliano non è discendente di Leonardo da Vinci, neanche gli somiglia, non appare con scenografici lunghi capelli e barba, non è figlio di notaio, non ha mai cercato incarichi papali (anche se da ‘ste parti bazzicarono Sisto V e Alessandro III), non ha vissuto a Milano e Firenze, né dimorato nei castelli reali di Francia. Fa pure le ferie qua, lui…
Non gli ho chiesto se questa sua “opera” sia unica, o l’ultima di una produzione ideata per restituire al Comune i sacchi gialli e azzurri delle varie raccolte differenziate, tenendosi solo quelli marron dell’umido. Sicuramente, i materiali, gli ingredienti, li ha trovati dentro casa e raccolti dagli amici o per strada, mica li ha comprati. Materie prime seconde (o terze, o quarte…) non solo rielaborate e assemblate con creatività da bravo artista, ma analizzate ed esplorate nel loro intimo per trasformarle in una creatura che non c’è, quasi viva, che si muove senza pensieri, che volteggia e “lavora” con agilità e quasi senza consumo di energia, ma che talvolta ansima fatica e si stufa. Quasi si ribella. Te ne accorgi quando i palloncini di acqua saponata non si spingono verso ovest con la consueta regolarità e allegria; quando la ventina di barattoli dei due “mulini” non raccolgono tutta l’acqua calcolata; quando i tre acciaccati cerchi di bicicletta dimostrano di essere più che vecchi; quando sulla ruota dentata centrale di incerta derivazione la catena soffre per l’accumulo di ruggine salsedine e sabbia; quando le consunte cime nautiche di trasmissione si stancano e non riescono più a trasmettere il moto con il rigore necessario; quando la palletta spugnosa indugia troppo nella spirale opponendosi alla forza di gravità; quando i pendoli e i contrappesi lavorano svogliati; quando perfino il caro Pinocchio seduto (creato davvero con l’accetta) fa le smorfie perché ha il mal di schiena e forse l’artrite…
Giuliano non ha costruito un giocattolo, un orologio, e neanche il solito robot. Non ha “solo” inventato un marchingegno secondo le leggi della geometria, della dinamica, della meccanica dei fluidi e dei vasi comunicanti. Ci aveva già pensato Leonardo. Non ha copiato le complicatissime sculture in movimento del parco di Stoccolma, mica aveva voglia di mettersi in mostra, né di accattar turisti intontiti dal sole. Lui neanche si firma. Lui ha l’animo del poeta-meccanico, infatti anziché la penna adopera pinza giravite sega mola martello trapano; nuota tra viti bulloni e avanzi ferrosi; seleziona materiali gommosi e plastici; consuma fondi di barattoli di vernice per barche di qualsiasi colore che gli altri buttano; raccoglie grandi cortecce di pini per “mascherare” quello che potrebbe apparire brutto. Ha il rigore del progettista senza la noia. La bravura senza l’applauso. L’amore per gli oggetti persi. L’innocente manìa del risparmio e del riuso. La nostalgia dei vecchi lavori. E l’istinto ecologista. Quintali di sensibilità rare.
Comunque, se per caso ce l’avessi, farei controllare solo a lui il mio ROLEX

Pier Giorgio Camaioni

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